Cantare, beneitta sa ‘oghe
Si ‘enit dae chelu, chi s’adduret innoghe
Cantare cantare cantare e mai
In sa notte ‘e su coro si perdat custa crae
Pro abberrer sas laras e poi
Cantare
Negli angoli di strada, si sporge dai balconi
Fra i banchi nelle chiese e i martiri che stanno fuori
Sentita nei cortili o nei quartieri ghetto
Tra i fatti incomprensibili, i semplici, fra i senzatetto
È un’onda di riflusso o nuova fa lo stesso
In un giorno già vissuto oppure accade adesso
E può tenerti sveglio, ti parla come a un figlio
Perché anche i padri possono e si mettono a cantare
È dove c’è da appendere un abito da sera
Tra i monaci che all’alba si raccolgono in preghiera
Non solo nei concerti, molto spesso negli spazi aperti
È l’unico invisibile comune denominatore
È dove batte un cuore al ritmo decisivo
Che un cuore deve battere per mantenersi vivo
E certi se lo cantano senza stare ad ascoltare
Perché anche i sordi sentono il bisogno di cantare
Perché se vuoi illuderti e cantare
Nell’aria lo spazio c’è
Fino al giorno che avrai canzoni da cantare
La voce non si stanchi mai
La voce non ti manchi mai.
(1993 – di Franco Castia e Mario Chessa)