Santu Antine

 

 

La canzone Santu Antine è stata concepita la notte del 29 settembre 2019, una notte chiara punteggiata di stelle.

Avevamo appena terminato di esibirci sul palco del Festival Santu Antine, per l’appunto, con alle spalle la magnifica scenografia naturale del Nuraghe stesso. Una delle operatrici della Cooperativa La Pintadera di Torralba ci avvicinò e chiese se fossimo ancora interessati a visitare Sa Domo De Su Re, come avevamo cercato di fare al nostro arrivo, troppo tardi purtroppo (o per fortuna, dato il seguito) per rientrare negli orari prestabiliti. Il monumento stava chiudendo.

Così alcuni di noi, i pochi rimasti, poterono inoltrarsi, alla luce delle torce, all’interno del Nuraghe. E ascoltare, nel silenzio più assoluto e assorto, la generosa amica che illustrava con parole semplici il miracolo di ingegneria, di saperi multiformi che si raddensavano in quelle pietre millenarie e che quella pietra tratteneva, come un’enorme calamita.

E sembrò quasi fosse Santu Antine a parlargli, con voce lontana, come che cercasse di farsi riconoscere.

Saranno stati l’oscurità, la notte gelida o più verosimilmente la capacità e l’amore col quale la guida ci catapultava in quella dimensione, con dolcezza ma inesorabilmente, a farci dimenticare di noi stessi.

Fu allora che gli autori (Franco Castia e Mario Chessa) iniziarono a pensare a una canzone e a un videoclip che l’accompagnasse.

Riportano che si sentivano come doveva sentirsi Richard Dreyfuss mentre una forza sconosciuta lo trascinava al rendez-vous con gli extraterrestri in Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo, con la differenza che erano loro gli extraterrestri, erano loro che finivano col reincarnarsi negli antenati, in una sorta di reincarnazione rovesciata. Alla ricerca d’una identità perduta.

E scrissero Santu Antine, e fu un parto lungo e doloroso. Perché temevano di non essere all’altezza della prova, tale era la devozione e l’aspettativa che riponevano nella propria opera.

Quando ne parlarono con Alberto Salvucci (il nostro video maker di riferimento – nove di dieci videoclip dei Bertas sono firmati da lui; il decimo – Maria di Catrame – è un filmato girato in stop-motion) fu proprio pensando al film di Steven Spielberg che gli aprirono le porte della canzone, con esiti più che evidenti.

Alberto, come sempre, seppe scivolarle all’interno e immergersi nel cuore del racconto, optando per il bianco e nero, dal taglio drammatico, crudo, ricco di suggestioni. Religioso, pensiamo di poter dire.

Il videoclip di Santu Antine e la canzone usciranno contemporaneamente, il giorno 28 luglio.

Eravamo già pronti ma abbiamo scelto il 28 perché i Bertas, proprio quel giorno, saranno nuovamente impegnati a Torralba, e ancora in prossimità del Nuraghe, per una tappa del Festival delle Bellezze.

La canzone, come consuetudine, sarà distribuita anche su tutte le piattaforme di streaming musicale. E fin qui niente di particolarmente nuovo o rilevante. Se non fosse per la bellissima copertina che Elisabetta Porcu (Edigraph Comunicazione Visiva) ha saputo regalarci: delicata, iconica, sognante.

Betta ha tratto ispirazione da un verso della lirica nel quale le pietre di Santu Antine si avvertono leggere al punto da desiderare di levitare verso il cielo e, inseguendo una suggestione favolistica, si è rifatta all’incantamento poetico e visivo di Hayao Miyazaki come lo conosciamo nel lungometraggio Laputa – Castello Nel Cielo, il quale a sua volta aveva omaggiato lo scrittore Jonathan Swift de I Viaggi Di Gulliver.

Un viaggio onirico, solo apparentemente indietro nel tempo che, con tutti loro, abbiamo compiuto anche noi.

Dovremmo ringraziare altre persone, oltre quelle citate, altri amici e professionisti sui quali sappiamo di poter fare sicuro affidamento ogni volta che affrontiamo un’intrapresa artistica. Ci scuseranno: stavolta loro vengono dopo.

Capita a tutti di lamentarsi della burocrazia, degli apparati e dei blocchi granitici che antepongono al proprio corretto funzionamento. Capita, ma non è sempre così, e noi ne abbiamo avuto la prova.

Grazie dunque alla dottoressa Pina Corraine e al dottor Pino Melosu della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle province di Sassari e Nuoro; grazie all’Assessora alla Cultura del comune di Torralba, dottoressa Valentina Manca; grazie alla generosità e all’entusiasmo degli operatori culturali della Cooperativa La Pintadera Torralba, nessuno escluso.

Grazie di cuore.

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